venerdì 6 febbraio 2015

Fotonico traverso del Turco - Montagna Spaccata

Tra roccia e mare. Per me, che amo entrambi questi elementi, è il top.
Gaeta, la piccola Napoli. Pagare l'obolo all'ingresso della grotta. Scendere i gradini e ammirarne la sua volta. Respirare la salsedine. Ma ricordarsi, in quel momento, che le corde oggi si chiameranno corde. Che se le chiamo "scotte", forse il compagno di cordata non capirà...




Si parte, allora, per questi 180 metri di traverso...brr...i traversi, famoso quello sprotetto di Polimagò, famosa la "traversata degli dei" sull'Heiger..

Ma qui siamo sull'S2 e neve non ce n'è, al massimo qualche piccola stalattite di ghiaccio che cade scaldata dal primo sole mattutino.

L'unica incognita è la temperatura dell'acqua..si sa mai che tra un chiodo e l'altro qualcuno abbia voglia di farsi un salutare bagno nel Tirreno..


E allora via, prima Carlo, poi io, poi io, poi Carlo. In alternata. Ma solo formalmente. Perché sostanzialmente le imprecazione sono sia del primo che del secondo...

Subito un passetto per scaldare le dita. La puleggia dell'anulare, invece, l'ho lasciata a Sperlonga un paio di giorni prima. Aveva deciso che la speleologia non faceva per lei. Amen.
Comunque, iniziano le danze. Effettivamente, pensandoci bene, scalare un traverso è come danzare. Incroci di piedi, incroci di braccia, casquè...no beh, forse casquer meglio di no.

 I tiri si susseguono uno più spettacolare dell'altro, su roccia sempre fantastica e incredibilmente asciutta.
Poco prima, il custode del Santuario ci aveva detto, aprendoci i cancelli della grotta, che il Turco stava dormendo e forse non era il caso di svegliarlo.


Abbiamo scalato in silenzio. Abbiamo carezzato ogni appoggio, ogni appiglio col massimo rispetto. Io non so chi sia sto Turco, però se una mattina dovessi essere svegliato da due disadattati, appesi sul muro della mia camera, forse forse, mi incazzerei.

Tra spallate, pinze, tacche, svasi, mono e biditi, rovesci e zanche, tanto per utilizzare un lessico "climber friendly", i tiri proseguono.


Un solo ritornello nella testa..Antonello Venditti.."autostrada deserta, ai confini del mare, sento il cuore più forte di questo motore.."..eh si, la bellissima "Alta Marea".
Oh cazzo!! E se poco poco..ma vaaaaa....
Gli scalatori si ritirano per i temporali, per le valanghe, per le scariche di sassi...ma si è mai sentita una cordata che ha dovuto abdicare a causa dell'alta marea?!? Bannati dalla comunità climber ipso iure!!
Il pensiero c'è stato e faceva piuttosto ridere. Però il mare ha continuato a tenere i suoi tentacoli una metrata sotto i nostri culi e quindi è andato tutto bene. Niente Soccorso Alp....ehmm...Guardia Costiera.






Giusto qualche nota tecnica:

- avvicinamento: dal parcheggio del Santuario dirigersi verso il cancello che dà accesso alla grotta. Si raccomanda vivamente di pagare l'obolo. Il Turco ne sarà contento. Scendere i gradini, portarsi sulla sx della grotta dove si trova la prima sosta

- via: traversare per 180 metri verso dx. Al terrazzo della via Beatrice tocca scegliere. O si torna indietro, e allora traversare 180 metri verso sx, oppure si sceglie una via verso l'alto. Ampia gamma. Da Beatrice, alla Croce del Sud, a Leonardo, fate vobis.
Terza opzione sarebbe via mare, ma è poco chiodata. Eventualmente portare un set di boccagli (raddoppiare il rosso) e una maschera. Chiodi non necessari.

- ritorno: se avete scelto la seconda alternativa (consigliata), una volta spuntati sulla sommità della Montagna Spaccata, andare verso la macchina. Poi con la macchina dirigersi verso la "tielleria" più vicina.



QUI la relazione del Gran Trittico Blu che comprende anche il Fotonico Traverso

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